Ciao ciao Piri Piri
L'erosione costiera si è mangiata la bellissima spiaggia di Piri Piri. E ce lo meritiamo tutto.
Ricordo un Ferragosto di cinque o sei anni fa che nel dubbio di dove andare, si decise in comitiva di puntare su Piri Piri, posto segreto sulla litoranea tarantina, a sinistra di Torre Ovo, dove una volta c’era una tonnara e da 35mila anni nidificano le tartarughe Caretta Caretta. Arrivati sulla spiaggia, il 15 agosto all’ora di pranzo, ci aspettavamo di dover lottare con intere discendenze famigliari per contenderci un centimetro di sabbia, invece c’era così tanto posto sulla spiaggia paradisiaca che rimanemmo increduli.
Mercoledì 11 gennaio scorso il Nuovo Quotidiano di Puglia, esce con una intera pagina, realizzata dalla giornalista Lucia Iaia, dedicata alla scomparsa della spiaggia:
“Se il gioviale signor Piri Piri si potesse risvegliare oggi, non crederebbe ai propri occhi. Quella spiaggia che aveva amato così tanto, al punto da creare uno tra i primi stabilimenti balneari negli anni '50 - o meglio, i bagni come si usavano allora -, ora è sparita. Non solo la parte centrale che, fino a due anni fa, veniva occupata dagli ombrelloni ma anche il lato destro e sinistro a cui si accede tramite delle passerelle di legno. Piri Piri, una tra le spiagge più belle e frequentate del litorale jonico-salentino, non esiste più. La sabbia è stata inghiottita dal mare e le stesse passerelle terminano su dei grossi massi. Questo deprimente scenario in località Acquadolce cirenaica nel comune di Maruggio, rimarca, ancora una volta, l'inarrestabile fenomeno di erosione costiera, generato da processi naturali e accelerato dalla mano dell'uomo”.
È l’erosione costiera, un fenomeno noto da sempre. La costa respira, si muove, sia naturalmente, sia a causa delle conseguenze dell’azione umana. Gianluca Cirelli, biologo del CRTM WWF Italia di Policoro, ci spiega: “Naturalmente le coste crescono e si ritirano, in funzione dell’ambiente. L’uomo è concausa del fenomeno erosivo, perché va a occupare ambienti che proteggono zone interne e costa. Con i parcheggi e gli stabilimenti e la strada litoranea, le dune sono spezzate a metà. Il fenomeno dell’accumulo non è più possibile, e se questo si unisce con lo spazzamento meccanico delle spiagge e l’effetto dell’abusivismo, non dovremmo sorprenderci che questo accade”.
Il fenomeno del respiro della costa, per usare una licenza poetica, mette in relazione il mare e l’entroterra: il vento sposta enormi quantità di sabbia da e verso il mare, creando le dune, che servono anche a proteggere le stesse spiagge. La strada provinciale litoranea, costruita decine di anni fa, di fatto ha interrotto questo processo, creando una sorta di barriera, e la sabbia mangiata dalle mareggiate non viene più rimpiazzata dalle dune. E viceversa.
“Perdiamo uno o due metri di spiaggia all’anno” continua Cirelli, “possiamo pensare che ci sono quasi cinquecento metri di spiaggia mancante”.
Il problema non è solo per chi come noi quest’estate dovrà trovarsi un altro paradiso, ma è l’impatto sulla società e sulla biodiversità. Sempre Cirelli: “È un problema sia per l’uomo, dal punto di vista socio-economico, e un problema per la biodiversità: di fatto il fratino e la tartaruga non ha più l’habitat per riprodursi. Se poi aggiungiamo che la posidonia viene strappata dal fondale, i danni sono enormi. Questo tipo di vegetazione ha la funzione di proteggere la spiaggia, dissipa il moto ondoso, riduce la presenza di CO2”.
Proviamo a usare un’altra metafora: la costa sabbiosa respira, e la strada litoranea è come un diaframma che rallenta o in alcuni casi blocca lo scambio portato dal vento. Senza la posidonia, in alcuni tratti, che tratteneva la sabbia, questa è più libera di muoversi e basta una mareggiata che chissà dove va a finire. Non è più rimpiazzata da quella che si trova al di là della carreggiata, perché quest’ultima fa da barriera. Le conseguenze sono evidenti. Purtroppo.
Questa storia dovrebbe indurre a riflettere. Per decenni l’uomo ha pensato di poter rigidamente contenere la natura, e invece di investire per proteggerne la bellezza ha pensato bene di sfruttarne le caratteristiche, senza tener conto che proprio questo sfruttamento ne avrebbe accelerato il depauperamento. Se Piri Piri è sparita, come sta sparendo tutta la costa sabbiosa tarantina, bisogna guardarsi allo specchio e considerare quanta responsabilità abbiamo, sia che abbiamo costruito abusivamente, sia che abbiamo fatto spallucce quando gli ambientalisti provavano a metterci in guardia.
Imprenditori intelligenti dovrebbero affidarsi alle Cassandre, invece di far finta di non sentirle
Imprenditori intelligenti dovrebbero affidarsi alle Cassandre, invece di far finta di non sentirle. Eppure nella Carta di Maruggio, firmata a settembre 2022, il decalogo scaturito in Puglia per le nuove concessioni balneari, non si fa assolutamente riferimento ai limiti naturali. Esiste una cultura dello sfruttamento delle risorse naturali che considera l’ecosistema una sorta di giacimento, che privatizza la bellezza e di fatto impedisce alle generazioni future di goderne. È una cultura dell’arroganza, che trova nelle dichiarazioni della ministra Santanché l’esempio perfetto:
Sarebbe bene prima assegnare quelle spiagge che ora non sono assolutamente servite […] se uno va a vedere le spiagge in posti meravigliosi, le cosiddette spiagge libere, ci sono tossicodipendenti, rifiuti. Nessuno pensa a tenerle in ordine…
Che senso hanno le bellezze naturali se queste non possono essere sfruttate da chi è più sveglio - o più ammanicato - e generare ricavi milionari? Che senso ha preoccuparsi del fratino o della caretta caretta che da che mondo e mondo non consumano mojito e non affittano lettini a 50 euro? L’effetto immediato, anche a causa degli aumenti generalizzati, è la trasformazione di un bene comune - la bellezza - in un privilegio di pochi. Nel 2022 il costo di un lettino in una spiaggia attrezzata è schizzato alle stelle e chissà cosa accadrà nel 2023.
Il punto è che nessuno deve sentirsi al sicuro: il respiro che alimenta le spiagge si manifesta ovunque e in forme diverse. Pensate alla scarsità di acqua nella Puglia centrale, la mancanza di neve sulle cime del Pollino. È una battaglia complessa e complessiva, che dovrebbe tenerci tutti svegli di notte, perché non solo tutti possiamo avere un ruolo decisivo, scegliendo con i nostri acquisti chi è in sintonia col respiro della natura, ma perché le conseguenze nefaste riguarderanno tutti. Siamo tutti parte del sistema, solo un cretino può sentirsi escluso.
Una proposta concreta
Ok, abbiamo finora dato sfogo alle nostre ansie. Abbiamo capito che accade, ma che si fa? Non si va più a mare?
Bisognerebbe concentrarsi su quello che gli scout chiamano “stile”, ovvero il modo in cui si fanno le cose. Il ‘900 ci ha convinti che possiamo tutti avere un’auto privata e arrivare ovunque, ma abbiamo scoperto che la benzina è sempre più cara e che forse nel futuro nessuno avrà più una macchina sua. Per questo magari non serve rinforzare la strada litoranea che sta per essere mangiata dalle mareggiate, ma immaginare un investimento che permetta alle persone di raggiungere la spiaggia in maniera più sostenibile, ad esempio attraverso trasporti pubblici comodi, piste ciclabili, mobilità dolce. Le soluzioni ci sono, basterebbe cambiare prospettiva, imparare a respirare con la natura.